Iscriversi a un fondo pensione è una decisione cruciale per il proprio futuro. Ma come scegliere l’opzione più adatta alle proprie esigenze tra le tante disponibili? In questa guida troverai tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione consapevole.
Inizieremo chiarendo chi può aderire a un fondo pensione negoziale, quali sono le modalità di adesione e quali sono le diverse forme di contribuzione.
Approfondiremo, inoltre, le opportunità di investimento e i costi dei fondi pensione negoziali, evidenziando le differenze rispetto ad altre forme di previdenza complementare.
Ci soffermeremo infine sul tema della tassazione, evidenziando i benefici fiscali applicabili ai contributi versati, ai rendimenti ottenuti e alle prestazioni erogate.
Indice dei Contenuti
Chi può aderire a un fondo pensione negoziale e come farlo?
I fondi pensione negoziali (o chiusi) rappresentano una forma di previdenza complementare riservata a una determinata categoria di lavoratori. Nascono dalla contrattazione collettiva pertanto, è possibile aderirvi solo se l’attività lavorativa svolta prevede uno specifico fondo negoziale nel CCNL di riferimento.
Previdenza Cooperativa, ad esempio, è il fondo pensione dedicato ai lavoratori, soci e dipendenti, delle imprese cooperative, nonché ai lavoratori addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria.
L’adesione a un fondo pensione negoziale può avvenire già dal primo impiego. Al momento dell’assunzione, infatti, il lavoratore è chiamato a decidere la destinazione del proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR), cioè l’importo che gli spetta alla cessazione del rapporto di lavoro.
Entro sei mesi, deve scegliere se destinare il TFR al fondo pensione negoziale indicato dal CCNL o mantenerlo in azienda. Se opta per la prima soluzione, l’adesione è definita esplicita e verrà formalizzata tramite la compilazione del modulo di adesione del Fondo. Se invece, trascorsi i sei mesi, il lavoratore non ha espresso alcuna scelta, si attiva automaticamente il meccanismo del silenzio assenso (adesione tacita).
Anche chi inizialmente sceglie di lasciare il TFR in azienda può comunque decidere, in qualsiasi momento, di aderire al fondo pensione negoziale di riferimento.
Un’ulteriore modalità di adesione, prevista da alcuni CCNL, è quella contrattuale, che prevede l’iscrizione del lavoratore attraverso un contributo mensile a carico del datore di lavoro, senza necessità di conferire il TFR o altri contributi da parte dell’iscritto.
In ogni caso, le adesioni tacite e contrattuali possono essere trasformate in esplicite, così da permettere al lavoratore di beneficiare di tutte le opportunità offerte dal fondo, sia in termini di contributi versati che di vantaggi fiscali.
Per approfondire questi temi, consigliamo la lettura dei nostri articoli:
Come funziona la contribuzione al fondo pensione negoziale?
È fondamentale rispondere a due domande chiave: quanto si versa al fondo pensione? E quali sono le diverse modalità di contribuzione disponibili?
I versamenti possono provenire da diverse fonti e assumere varie forme. Nel dettaglio, le principali tipologie di contribuzione sono:
- TFR maturando: si tratta del Trattamento di Fine Rapporto accumulato dal momento dell’adesione al fondo in poi. In alcuni casi, previo accordo con il datore di lavoro, può essere conferito anche il TFR pregresso;
- contribuzione a carico del lavoratore: calcolata come percentuale sulla retribuzione mensile, viene trattenuta direttamente in busta paga. La percentuale minima è stabilita dal CCNL, ma l’aderente può scegliere di aumentare l’aliquota per incrementare i versamenti;
- contributo aggiuntivo del datore di lavoro: riservato esclusivamente ai lavoratori che attivano la contribuzione minima mensile a proprio carico. Anche in questo caso, l’aliquota è definita dal CCNL;
- versamenti volontari una tantum: importi aggiuntivi che l’aderente può scegliere di versare senza una scadenza regolare, in base alle proprie disponibilità economiche, per integrare il capitale investito;
- contributo mensile (per l’adesione contrattuale): versato dal datore di lavoro e determinato in misura fissa dal CCNL, senza necessità di attivare altre forme di contribuzione a carico dell’iscritto.
Un aspetto particolarmente rilevante è la contribuzione a carico del datore di lavoro: i contributi versati dall’azienda vanno infatti ad alimentare un capitale che sarà interamente a beneficio del lavoratore al momento dell’erogazione della prestazione pensionistica.
Come investe il fondo pensione negoziale?
I fondi pensione multicomparto, come Previdenza Cooperativa, offrono agli aderenti la possibilità di scegliere tra diverse opzioni di investimento (chiamate “comparti” o “linee di investimento”), costruite per soddisfare differenti bisogni e sulla base di tre principali fattori qui di seguito riportati:
- orizzonte temporale: il tempo a disposizione prima del pensionamento;
- avversione al rischio: il livello di tolleranza verso eventuali perdite dovute alle oscillazioni dei mercati finanziari;
- aspettative di rendimento: il desiderio di ottenere rendimenti più o meno consistenti in funzione del rischio accettato.
Generalmente, maggiore è il rischio e maggiore è il rendimento atteso ma, al contempo, cresce anche la sua variabilità nel tempo. Se l’aderente è ancora lontano dall’età di pensionamento, egli ha un ampio orizzonte temporale davanti a sé e, pertanto, eventuali oscillazioni sul rendimento potranno essere riassorbite, consentendo all’iscritto di “sopportare rischi più elevati”. Viceversa, minore è il tempo a disposizione e minore è la capacità di “sopportare dei rischi”.
A tal proposito, occorre sempre tenere a mente che i rendimenti dei fondi pensione, per la loro stessa natura, vanno analizzati in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, coerente con il proprio orizzonte previdenziale, senza lasciarsi influenzare in misura eccessiva dai risultati di breve termine. Su tali periodi, infatti, momenti di turbolenza dei mercati possono considerarsi come inevitabili.
Con queste premesse, vediamo le principali caratteristiche dei comparti di Previdenza Cooperativa, ordinati in base al rapporto crescente tra rischio e rendimento:
- Comparto Sicuro: questa linea di investimento punta a offrire rendimenti almeno pari alla rivalutazione del TFR lasciato in azienda, con un orizzonte temporale di breve periodo (fino a 5 anni), e presenta la garanzia di restituzione dell’intero capitale versato, rendendolo ideale per chi si avvicina al pensionamento o ha una bassa propensione al rischio.
- Comparto Bilanciato: la gestione del comparto mira a ottenere un rendimento superiore alla rivalutazione attesa del TFR nel medio/lungo termine (5-15 anni). È adatto a chi cerca una certa stabilità dei risultati anno per anno, accettando una moderata esposizione al rischio.
- Comparto Dinamico: pensato per chi ha un orizzonte temporale lungo (oltre 15 anni) e ambisce a rendimenti più elevati. Questo comparto comporta una maggiore esposizione al rischio e una possibile variabilità dei risultati nel tempo.
Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal Fondo, nel corso del tempo l’aderente può cambiare linea di investimento (switch), spostandosi gradualmente dai comparti più rischiosi e redditizi a quelli garantiti man mano che si avvicina al pensionamento.
Quanto costa un fondo pensione negoziale?
Rispetto ad altre forme di previdenza complementare, come i fondi pensione aperti o i PIP (Piani Individuali Pensionistici), i fondi pensione negoziali si distinguono per costi più contenuti.
Questa convenienza deriva dal fatto che i fondi negoziali sono istituiti dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni datoriali e sono associazioni senza scopo di lucro. Di conseguenza, agendo nell’esclusivo interesse degli aderenti, essi applicano costi generalmente inferiori, preservando meglio il capitale accumulato.
I potenziali aderenti possono valutare la convenienza di un fondo pensione rispetto ad altre forme di previdenza complementare grazie a un utile strumento messo a disposizione da COVIP che è l’ISC (Indicatore Sintetico dei Costi). Questo indicatore, espresso in forma percentuale, sintetizza le spese a carico dell’aderente durante la fase di accumulo e offre una percezione immediata dell’impatto che i costi avranno sul capitale accumulato nel tempo.
Per utilizzarlo in modo efficace, è consigliabile confrontare i valori di fondi con profili di rischio simili, tenendo a mente che, in alcuni casi, un ISC più elevato potrebbe essere causato da una strategia d’investimento più rischiosa e potenzialmente più redditizia.
Va precisato, infine, che l’ISC è una semplificazione basata su un calcolo standard. Si rivela particolarmente utile per confrontare diversi fondi o, all’interno dello stesso fondo, differenti orizzonti temporali e comparti. Non fornisce però un’indicazione analitica e dettagliata dei costi effettivi che l’aderente dovrà sostenere.
Come viene tassato il fondo pensione negoziale?
Il fondo pensione negoziale offre significativi vantaggi fiscali in tutte le fasi.
Deduzione fiscale per i contributi versati
Gli importi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro, a eccezione del TFR, possono essere dedotti dal reddito imponibile dell’aderente, con i seguenti limiti:
- deduzione annua: fino a un massimo di 5.164,57 euro derivante dalla somma dei contributi del lavoratore e dell’azienda;
- esenzione in fase di prestazione: gli importi eccedenti il limite di 5.164,57 euro (i cosiddetti “contributi non dedotti”) sono esenti da tassazione al momento del ritiro della pensione, a patto che l’aderente ne abbia dato comunicazione al fondo entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello del versamento.
Tassazione in fase di gestione
I rendimenti derivanti dalla gestione finanziaria del fondo sono soggetti a prelievo fiscale come segue:
- 12,50% sui Titoli di Stato;
- 20% sulle altre forme di investimento (inferiore rispetto alle altre tipologie di investimento, che sono tassate al 26%).
Tassazione alla prestazione
Al momento della liquidazione della pensione integrativa, per i contributi versati a partire dal 1° gennaio 2007, si applica un’imposta sostitutiva con un’aliquota agevolata del 15%.
Questa aliquota si riduce dello 0,30% per ogni anno di permanenza nel fondo oltre il quindicesimo anno, con un minimo del 9%. Prima si sceglie di aderire, dunque, e minore sarà l’aliquota applicata alla prestazione pensionistica.
Conclusioni
Conoscere in dettaglio tutte le caratteristiche e i vantaggi dei fondi pensione negoziali è essenziale per valutarne la convenienza, sia dal punto di vista finanziario che fiscale, per il proprio progetto previdenziale integrativo.
Anche dopo aver aderito, tuttavia, è altrettanto importante analizzare e comprendere appieno come funziona il fondo, in modo da ottimizzare la propria permanenza e ottenere i massimi benefici possibili.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota Informativa.