In pensione a 64 anni grazie alla previdenza complementare?

In pensione a 64 anni grazie alla previdenza complementare?

17 Feb 2025
Scritto da Redazione Previdenza Cooperativa
In pensione a 64 anni grazie alla previdenza complementare?

La pensione anticipata contributiva offre un’interessante opportunità all’interno del sistema previdenziale italiano, soprattutto per chi ha iniziato a versare i contributi obbligatori dal 1996 in poi.

In questo articolo vedremo innanzitutto di cosa si tratta, come funziona questa specifica forma di anticipo pensionistico e quali requisiti e regole erano previsti fino al 2024.

Successivamente, ci concentreremo sulle importanti novità introdotte dal 2025 e per gli anni successivi, che offrono a lavoratrici e lavoratori aderenti alla previdenza complementare un’ulteriore possibilità di congedo anticipato dal mondo del lavoro.

Concluderemo con una riflessione sulla centralità del secondo pilastro del sistema pensionistico italiano, e dei fondi pensione negoziali come Previdenza Cooperativa, per la tenuta del sistema previdenziale del nostro Paese.

Cos’è la pensione anticipata contributiva?

La pensione anticipata contributiva, disciplinata dalla cosiddetta Legge Fornero e successivamente modificata dalla Legge di Bilancio 2024, consente di accedere al pensionamento prima dell’età ordinaria, attualmente fissata a 67 anni.

I requisiti principali per usufruire di questa opportunità sono:

  • un’età anagrafica minima di 64 anni;
  • almeno 20 anni di anzianità contributiva.

Per poter beneficiare della pensione anticipata contributiva, è necessario attendere una “finestra mobile” di tre mesi, ovvero il periodo che intercorre tra il soddisfacimento dei criteri e l’effettiva erogazione della pensione.

Chi non ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995, cioè prima dell’entrata in vigore della Riforma Dini che ha sancito il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, può accedere direttamente a tale forma di anticipo pensionistico; chi invece ha versamenti anteriori a questa data, può accedervi optando per il calcolo dell’intera pensione con il metodo contributivo, rinunciando dunque alla quota calcolata con il metodo retributivo.

Tuttavia, in quest’ultimo caso, per applicare il ricalcolo contributivo ai periodi precedenti al 1996 è necessario rispettare ulteriori specifici requisiti:

  • avere almeno 15 anni di contributi complessivi;
  • aver versato almeno un contributo ma meno di 18 anni di versamenti prima del 1996;
  • aver accumulato almeno 5 anni di contributi dal 1996 in poi;
  • possedere almeno un mese di contribuzione accreditato presso la Gestione Separata dell’INPS.

Ricordiamo che il metodo contributivo calcola la pensione in base ai contributi effettivamente versati, mentre il metodo retributivo, generalmente più vantaggioso, si basa sull’ultima retribuzione percepita, indipendentemente dall’entità dei contributi.

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto nuove regole sull’importo minimo richiesto per accedere alla pensione anticipata contributiva, stabilendo che l’assegno mensile debba essere almeno pari a tre volte l’assegno sociale, che per il 2025 è fissato a 538,68 euro. Di conseguenza, l’importo minimo della pensione anticipata è di 1.616,04 euro al mese.

Per le donne con figli sono previste soglie ridotte:

  • 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha un figlio (1.508,30 euro);
  • 2,6 volte per chi ha due o più figli (1.400,57 euro).

Il limite massimo all’importo dell’assegno pensionistico è stato invece fissato a cinque volte il trattamento minimo, pari a 616,57 euro per il 2025. Pertanto, il tetto massimo della pensione anticipata è di 3.082,85 euro al mese. Questa limitazione rimarrà in vigore fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria, fissata a 67 anni.

Pensione anticipata per gli aderenti alla previdenza complementare

La Legge di Bilancio 2025 è intervenuta nuovamente in materia, introducendo la possibilità di considerare anche la previdenza complementare, in aggiunta a quella pubblica, nel calcolo dell’importo soglia necessario per accedere alla pensione anticipata.

Questa novità rappresenta un’ulteriore opportunità per i lavoratori che, pur non raggiungendo il limite minimo previsto con la sola pensione pubblica, possono ora compensare la differenza” utilizzando la rendita derivante dalla previdenza complementare. In pratica, se un lavoratore possiede un montante contributivo presso un fondo pensione sufficiente a raggiungere l’importo richiesto, potrà comunque accedere al pensionamento anticipato a partire dai 64 anni.

Tuttavia, sono previsti requisiti più stringenti per chi sceglie questa opzione. In particolare, il requisito minimo di contribuzione aumenta:

  • dal 2025, passa dagli attuali 20 a 25 anni di contributi;
  • dal 2030, sarà ulteriormente innalzato a 30 anni.

Inoltre, viene stabilita una limitazione sulla compatibilità tra pensione e redditi da lavoro: chi accede al pensionamento anticipato non potrà cumulare la pensione con redditi da lavoro fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria di 67 anni. L’unica eccezione riguarda i redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale, ammessi fino a un massimo di 5.000 euro lordi annui.

A partire dal 2030, inoltre, un’ulteriore modifica interesserà tutti i richiedenti: l’importo soglia necessario per utilizzare tale forma di anticipo pensionistico verrà innalzato a 3,2 volte l’assegno sociale.

Previdenza complementare: ruolo sempre più centrale nella previdenza italiana

La novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 rafforza il legame tra previdenza pubblica e complementare: lavoratrici e lavoratori sono adesso chiamati a valutare con ancora maggiore attenzione le proprie scelte in materia di pensioni.

L’obiettivo della misura prevista in Legge di Bilancio mira a incentivare l’adesione alla previdenza complementare per supportare un sistema pubblico, basato sul patto generazionale in cui i contributi versati dai lavoratori finanziano direttamente le pensioni correnti, che si trova ad affrontare una crisi profonda dovuta al cosiddetto inverno demografico, cioè dal calo demografico e dal contestuale invecchiamento della popolazione.

In questo contesto, la previdenza complementare si dimostra più resiliente, in quanto si fonda sul principio della capitalizzazione individuale: i contributi versati rimangono di proprietà del singolo aderente, offrendo maggiore stabilità rispetto alle dinamiche demografiche che stanno interessando l’Italia.

In conclusione, diventa quindi fondamentale integrare la scelta di aderire a un fondo pensione nelle proprie strategie di risparmio e investimento, per costruire un futuro previdenziale più solido sia per sé che per i propri cari.

Per approfondire consigliamo la lettura della nostra guida Cosa sapere prima di aderire a un fondo pensione negoziale.

Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota Informativa.

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